6 Maggio 2025
Crescono i crediti di imposta di Transizione 4.0. Ma i dubbi restano*


In tre anni, Transizione 4.0 ha garantito alle imprese diversi miliardi in crediti d’imposta per investimenti nella digitalizzazione. Nel complesso restano però varie perplessità su un piano che sembra più che altro risolvere difficoltà contingenti.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Incentivi sotto forma di crediti d’imposta

Dopo la stagione del super e iperammortamento nel decennio passato, con la legge di bilancio 2020 gli incentivi agli investimenti delle imprese hanno assunto una nuova forma, quella dei crediti d’imposta. In questo scenario si inserisce il piano Transizione 4.0, che ha l’obiettivo di potenziare la produttività, la competitività e la sostenibilità del sistema imprenditoriale italiano.

Il piano offre incentivi fiscali mirati a sostenere la trasformazione digitale dei processi produttivi, incoraggiando investimenti in beni strumentali materiali ad alto contenuto tecnologico, beni immateriali, attività di ricerca e sviluppo e percorsi di formazione. Il credito d’imposta si configura come un insieme di incentivi fiscali automatici, utilizzabili esclusivamente in compensazione, senza necessità di valutazioni preliminari ed è cumulabile con altre agevolazioni riferite agli stessi costi. Per accedere ai benefici, i beni devono essere nuovi e direttamente funzionali all’attività dell’impresa, così da assicurare un vero avanzamento verso l’innovazione.

Il rapporto intermedio del Comitato scientifico composto da ministero dell’Economia e delle Finanze, ministero delle Imprese e del made in Italy e Banca d’Italia – incaricato di valutare l’impatto economico, l’efficacia e l’efficienza delle misure previste dal piano Transizione 4.0 – evidenzia che, nei primi tre anni di attuazione, le imprese italiane hanno maturato circa 29 miliardi di euro in crediti d’imposta per investimenti volti alla digitalizzazione del sistema produttivo (di cui 24 miliardi delle società di capitali). Di questi, oltre l’80 per cento è stato generato da investimenti in beni materiali ad alto contenuto tecnologico.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Gli obiettivi raggiunti

Le minori entrate fiscali generate dagli incentivi della Transizione 4.0 sono considerate un costo a carico dello stato. Una parte significativa dell’onere, pari a 13,4 miliardi di euro, è coperta attraverso le sovvenzioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per i progetti che non rispettano pienamente i criteri ambientali previsti dall’Unione europea, il finanziamento avviene invece tramite il Piano nazionale complementare (Pnc), con una copertura pari a 5,1 miliardi di euro.

Gli obiettivi legati all’attuazione della misura vengono valutati in base al numero di imprese che ne beneficiano. Il successo dell’intervento, infatti, si misura proprio attraverso il livello di adozione da parte del tessuto produttivo: più imprese accedono agli incentivi, maggiore potrà essere l’impatto in termini di innovazione, crescita e sostenibilità del sistema economico.

Per poter riscuotere le sovvenzioni del Pnrr, l’Italia si è impegnata a dimostrare che a giugno 2024 almeno 69.900 imprese avevano usufruito del credito di imposta concessi in base alle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2021 e 2022, per poi raggiungere a giugno 2025 il numero di 111.700 imprese, aggiungendo anche le dichiarazioni 2023, con un incremento +60 per cento circa di benefici previsti.

Secondo la sesta relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, il primo obiettivo è stato conseguito: sono stati concessi ben 147.704 crediti potenzialmente finanziabili. Rimane aperta la questione su come sia stato effettivamente verificato il rispetto del principio secondo cui ogni intervento non deve arrecare danni significativi all’ambiente. Un aspetto cruciale, considerando che il piano esclude esplicitamente dal finanziamento i cosiddetti “settori dannosi”, ossia quelle attività potenzialmente in contrasto con gli obiettivi ambientali dell’Unione europea. Il principio del “Do No Significant Harm” (Dnsh) rappresenta infatti una garanzia essenziale per assicurare che la transizione verde non sia solo dichiarata, ma anche concretamente rispettata.

A novembre 2024 – proprio mentre si concretizzava la nomina di Raffaele Fitto, ministro del governo Meloni incaricato del Pnrr, a vicepresidente esecutivo della Commissione europea – da Bruxelles è arrivato il via libera ad alcune modifiche richieste dall’Italia. Tra queste, figura la rettifica degli obiettivi legati alla misura Transizione 4.0, compreso quello già scaduto a giugno dello scorso anno.

Rispetto all’impostazione originaria, che prevedeva la ripartizione delle risorse su cinque sub-investimenti distinti, è stata eliminata la disaggregazione del target complessivo dei crediti d’imposta tra le diverse linee di intervento.

Una scelta che potrebbe essere legata alla difficoltà di raggiungere i minimi previsti per alcune tipologie di investimento. Inoltre, è stato chiarito che il credito d’imposta si considera automaticamente concesso con la semplice presentazione della dichiarazione dei redditi, mentre i controlli sostanziali effettuati si sono limitati ad appena 59 posizioni concluse nell’estate del 2024, affiancate da verifiche condotte dalla Guardia di finanza.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Più crediti di imposta al Nord

La mancanza di dati chiari sugli investimenti delle imprese ammessi al finanziamento del Pnrr rende difficile valutare l’effettivo impatto territoriale della misura. Secondo il rapporto preliminare del Comitato scientifico, i crediti d’imposta richiesti dalle società di capitali risultano fortemente concentrati al Nord (64 per cento), mentre il Sud si ferma sotto il 20 per cento. Eppure, il piano prevede una clausola importante: almeno il 40 per cento delle risorse territorializzabili del Pnrr dovrebbe andare al Mezzogiorno. La regola, però, è stata introdotta solo a livello nazionale – non è un vincolo imposto dall’Europa – e non comporta penalizzazioni economiche se non rispettata. Resta comunque un impegno fondamentale per promuovere equità e sviluppo in tutte le aree del paese, in linea con i principi europei.

chart visualization

I dubbi che restano aperti

Lo stato ha già incassato i 13,8 miliardi di euro previsti dal Pnrr per la misura Transizione 4.0, ma restano numerosi interrogativi sull’effettiva efficacia degli investimenti nella digitalizzazione del sistema produttivo.

Le principali criticità riguardano l’assenza di un chiaro impatto sulla produttività, la mancanza di un piano industriale strutturato e di un sostegno adeguato alle imprese italiane, elementi che rischiano di compromettere il potenziale trasformativo del piano.

Il 2025 si profila come un anno decisivo, ma il contesto resta incerto. I dazi commerciali internazionali, sempre più instabili, già colpiscono diverse filiere strategiche, limitando la competitività delle imprese sui mercati esteri e incidendo negativamente sui costi di produzione. Il governo ha manifestato l’intenzione di sostenere i settori più colpiti dai dazi americani, attraverso l’imminente rimodulazione del Pnrr (dopo quella consistente di fine 2023), con la quale si potrebbero spostare 14 miliardi di euro relativi a misure non più realizzabili entro giugno 2026, sacrificando anche buona parte di Transizione 5.0.

Si tratta, però, di misure pensate più per rispondere alle difficoltà contingenti, che per offrire un intervento coordinato e lungimirante, capace di sostenere l’occupazione, aumentare la produttività, rilanciare l’innovazione, rafforzare la tenuta del tessuto produttivo nazionale e tutelare il sistema industriale italiano dalle pressioni globali.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

* L’articolo riflette solo l’opinione degli autori e non impegna in alcun modo l’Istituto di appartenenza.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Monica Montella

montella Laureata in Scienze Politiche, indirizzo Politico-Economico, presso la facoltà di Federico II di Napoli. Ricercatore esperto dell’Istituto Nazionale di Statistica, dal 1995 al 1997 si è occupata della parte relativa alla metodologia e le fonti statistiche per la stima dei “Redditi delle famiglie agricole”. Dal 1997 al 2008 è stata responsabile “della stima del valore aggiunto e produzione del settore dei trasporti e dei servizi alle famiglie dei Conti Nazionali e territoriali” e del progetto di ricerca “analisi dei dati di impresa e valutazione dei margini di trasporto”. Dal 2008 al 2010 si è occupata di sviluppo di metodologie, analisi e documentazione per gli indici dei prezzi al consumo. Attualmente fa parte di un progetto di ricerca relativo alle tematiche del benessere in particolare fa parte del progetto “studi finalizzati alla misurazione del capitale umano e del capitale sociale” nella Direzione di Contabilità Nazionale dell’Istituto Nazionale di Statistica.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione