
Nocera Inferiore/Sarno/Vesuviani. Estorsione, usura, riciclaggio e fittizi rapporti di lavoro per favorire l’immigrazione clandestina: il Riesame si riserva la decisione sull’appello della procura Antimafia di Salerno che chiede l’associazione camorristica per i coinvolti nel blitz dello scorso 5 marzo tra Sarno e l’Agro nocerino con accuse specifiche nei confronti di Graziano, Pignataro, Pappacena e Mancuso. Nell’operazione furono coinvolti anche due direttori di banca (interdizione), un commercialista e due avvocati (uno è la moglie di Massimo Graziano ritenuto il promotore, anche per lei interdizione), l’altra è un’avvocatessa di Pagani indagata a piede libero. Furono anche sequestrati beni per oltre 1,4 milioni di euro. Il capo del sodalizio criminale con base operativa nel comune di Sarno era stato identificato in Massimo Graziano, stabilitosi da tempo nell’agro nocerino-sarnese, sebbene già appartenente, come da sentenza passata in giudicato nel 2015, all’omonimo clan camorristico, storicamente operante nella Valle del Lauro, nell’avellinese. Suo braccio destro è considerato il sarnese Antonio Mancuso. Il gruppo si sarebbe dedicato in numerosi delitti di usura ed estorsione ai danni di imprenditori e soggetti economici in stato di difficoltà. Parallelamente, attraverso società fittiziamente intestate a terzi, sarebbe riuscito ad ottenere finanziamenti agevolati dalla garanzia dello Stato, così procurandosi profitti che venivano utilizzati sia come provvista per l’elargizione di ulteriori prestiti usurari sia per l’acquisto di beni o altre utilità. Il meccanismo fraudolento avrebbe coinvolto a monte alcune società di capitali di cui gli indagati acquisivano, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo, simulando successivamente la solidità patrimoniale e finanziaria, presupposto per ottenere indebitamente prestiti da parte di aziende di credito, coperti dal Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese. Ottenuta in tal modo l’erogazione della liquidità, le rate del prestito ricevuto non sono state onorate, cagionando un danno economico allo Stato garante e traendone un profitto personale attraverso la distrazione delle somme ricevute. Nel programma criminoso dell’associazione vi era anche il favoreggiamento dell’ingresso illegale di cittadini extracomunitari nel territorio dello stato mediante l’inoltro di istanze finalizzate alla costituzione di fittizi rapporti di lavoro dipendente, attivati da società compiacenti. tra oggi e venerdì la decisione del Riesame sull’Appello della Procura Antimafia.
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