18 Maggio 2025
Riforma pensioni 2025, le proposte di loeser per potenziare la previdenza complementare


La discussione sulla riforma pensioni 2025 si concentra su come rafforzare la previdenza complementare in Italia. Tra i protagonisti del dibattito c’è Ugo Loeser, amministratore delegato di Arca Fondi, che ha avanzato alcune ipotesi per aumentare l’adesione ai fondi pensione e rendere più flessibili i contributi dei lavoratori. Intanto, nel panorama pubblicistico emergono anche le riflessioni di Tito Boeri sull’equità del sistema pensionistico nazionale e sulle difficoltà di chi ha carriere discontinue. Qui di seguito tutti i dettagli sulle proposte e le analisi più recenti.

Una possibile rivoluzione nel conferimento del tfr

Ugo Loeser, nei mesi recenti, ha sostenuto l’idea di introdurre un meccanismo di conferimento automatico del trattamento di fine rapporto ai fondi pensione. Questo significherebbe che, a meno di una volontà espressa contraria del lavoratore, il Tfr verrebbe versato direttamente in un fondo pensionistico complementare, favorendo così un accumulo più consistente per la pensione futura. L’impressione è che il sistema basato sull’adesione automatica, oggi già previsto, non debba più dipendere da una finestra temporale ristretta, ma restare valido in maniera continua, garantendo agli iscritti la possibilità di decidere in qualsiasi momento.

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Questa soluzione vuole superare l’attuale limite che rende obbligatoria la scelta solo in fase di assunzione o entro pochi mesi da questa. Loeser argomenta che un meccanismo così esteso contribuirà a rafforzare il sistema previdenziale complementare, considerata la progressiva diminuzione della copertura pubblica e l’importanza di mettere da parte risorse in autonomia. La proposta si appoggia anche su evidenze sulle abitudini dei lavoratori, molti dei quali non modificano la propria adesione per mancanza di tempo o informazioni chiare.

Questo modello di conferimento automatico permetterebbe di ottimizzare la distribuzione delle risorse nel lungo periodo, coinvolgendo una platea ampia, che altrimenti rimarrebbe fuori dal sistema complementare. Per Arca Fondi, realtà con una storia consolidata in questo ambito, è fondamentale che i fondi pensione diventino parte integrante della contrattazione collettiva, ma senza toccare la libertà del lavoratore di cambiare fondo o di non aderire.

Più flessibilità nei contributi datoriali

Un altro punto messo in luce da Loeser è la possibilità per i lavoratori di indirizzare il contributo datoriale, previsto oggi in diversi contratti collettivi nazionali del lavoro , verso fondi pensione differenti da quelli tradizionalmente legati al proprio settore. Attualmente, il contributo datoriale si concentra su fondi specifici di categoria o di settore, ma questa rigidità limita la scelta del singolo lavoratore e può influire sull’efficacia dell’investimento previdenziale.

Consentire questa scelta aprirebbe a un mercato più flessibile e competitivo, dove l’utente potrebbe optare per un fondo con caratteristiche più adatte al proprio profilo, anche in relazione a costi e performance. Loeser sottolinea che si tratta di una soluzione volta a valorizzare la personalizzazione delle pensioni complementari e a incentivare un confronto più trasparente tra operatori del settore.

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Questa ipotesi si inserisce nel contesto delle richieste di aggiornamento della normativa sul welfare integrativo, che puntano a rimuovere ostacoli burocratici e a promuovere una maggiore partecipazione dei lavoratori, soprattutto giovani e partite iva, nei fondi pensione privati. Il cambiamento spingerebbe anche le imprese a strutturare offerte più interessanti per i dipendenti, amplificando la diffusione della previdenza complementare.

Incentivi per le imprese e il welfare aziendale

Tra le misure considerate utili c’è anche quella di fornire incentivi alle imprese per stimolare l’adesione a fondi pensione destinati ai loro dipendenti. Questa forma di promozione passa dall’idea di trasformare la previdenza integrativa in parte del welfare aziendale. In pratica, le aziende verrebbero spinte a proporre piani pensionistici integrativi come benefit, affiancandoli a strumenti classici quali ticket pasto, assistenza sanitaria o buoni acquisto.

L’obiettivo è triplice: aumentare le adesioni, ridurre la spesa pubblica nel lungo termine e facilitare la costruzione di una rete più solida di sicurezza sociale privata. Questa impostazione è vista anche come risposta alle esigenze di un mercato del lavoro sempre più frammentato e caratterizzato da contratti a termine o part time, situazioni che spesso generano carriere discontinue e minori tutele previdenziali.

Gli incentivi potrebbero tradursi in sgravi fiscali o contributivi per le imprese che mettono a disposizione piani pensionistici complementari, agevolazioni che potrebbero interessare soprattutto le piccole e medie imprese. Il modello va oltre la semplice adesione obbligatoria e punta a un coinvolgimento attivo e motivato sia da parte del datore di lavoro, sia dai lavoratori.

Tito boeri e le disuguaglianze di genere nel sistema pensionistico pubblico

Parallelamente alle proposte sulla previdenza complementare, Tito Boeri, ex presidente dell’Inps, ha fatto il punto sulla sostenibilità del sistema pensionistico pubblico italiano. Intervistato da Repubblica nel 2025, Boeri conferma che la spesa per le pensioni non appare fuori controllo. Tuttavia, rimarca un problema fondamentale: la penalizzazione subita da chi ha percorsi lavorativi discontinui e da chi percepisce salari bassi, in particolare le donne.

Secondo Boeri, le attuali forme di pensionamento anticipato, come l’opzione donna, hanno supportato solo parzialmente il superamento di queste difficoltà. L’opzione donna, prevista per permettere alle lavoratrici di andare in pensione in anticipo, comporta riduzioni importanti sull’assegno previdenziale, rappresentando così un compromesso difficile per chi si trova a dover scegliere tra uscita anticipata e reddito sufficiente.

Il suo discorso evidenzia la necessità di riflettere sulla base contributiva, vero fulcro per garantire pensioni più eque e meno penalizzanti. Boeri richiama l’attenzione sul fatto che serve una strategia capace di tenere conto delle diverse situazioni lavorative senza gravare in modo sproporzionato sulle categorie più deboli o svantaggiate.

Il futuro della previdenza tra incentivazione e giustizia sociale

Il confronto sul futuro della pensione in Italia si muove in più direzioni, tutte collegate tra loro. Le proposte di Loeser, mirate a incentivare un’adesione più spontanea e prolungata ai fondi pensione, indicano la volontà di consolidare un sistema integrativo distinto ma complementare a quello pubblico. Si ribadisce insomma la necessità di coinvolgere lavoratori e imprese in modo più deciso.

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Allo stesso tempo, le osservazioni di Tito Boeri mettono in luce che la struttura pubblica necessita interventi mirati per eliminare disparità evidenti tra gruppi di lavoratori. La sfida è trovare un equilibrio tra sostenibilità economica e giustizia sociale.

Il 2025 segna un anno cruciale in cui i dibattiti tecnici e politici influenzeranno decisioni che peseranno sugli assegni previdenziali futuri di molti italiani. La riforma pensioni resta un tema al centro del dibattito per capire come garantire un reddito dignitoso quando si esce dal mondo del lavoro, pur nell’evoluzione di un contesto economico e sociale in continua trasformazione.



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