
Un’ulteriore mossa nel crescente confronto tecnologico tra Stati Uniti e Cina ha preso forma nei giorni scorsi con una decisione che avrà conseguenze ben oltre i confini americani. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha infatti emesso una direttiva che vieta espressamente l’utilizzo delle tecnologie sviluppate da Huawei – colosso dell’hi-tech cinese – nei progetti di intelligenza artificiale. La misura, che si inserisce nel più ampio contesto delle restrizioni già imposte a Pechino negli ultimi anni, non si limita alle sole imprese statunitensi: il provvedimento è rivolto a tutte le entità commerciali a livello globale.
La comunicazione ufficiale, trasmessa dal Bureau of Industry and Security (BIS), ramo strategico del Dipartimento del Commercio incaricato della regolamentazione delle esportazioni e della protezione delle tecnologie sensibili, ha il tono di un monito perentorio. Le aziende che non si adegueranno rischiano non soltanto sanzioni di tipo amministrativo, ma anche severe conseguenze penali. In gioco vi sono multe milionarie, la possibilitĂ di perdere i diritti di esportazione e, nei casi piĂą gravi, anche la reclusione.
Un’offensiva tecnologica a tutto campo
Negli ultimi anni, l’amministrazione americana – sia sotto la presidenza di Donald Trump che sotto quella di Joe Biden – ha sistematicamente limitato l’accesso delle aziende cinesi alle tecnologie di punta occidentali. Il settore dei semiconduttori è stato il primo a essere colpito, seguito da una stretta sull’export di strumenti per la fabbricazione di chip avanzati. Ora, l’attenzione si concentra sull’intelligenza artificiale, ritenuta uno dei fronti cruciali per la supremazia tecnologica futura.
Huawei, che già si trovava sotto sanzioni commerciali dal 2019, è ora esplicitamente al centro di una campagna di isolamento tecnologico. L’azienda, una delle punte di diamante dell’innovazione cinese, è accusata da tempo di operare in stretto coordinamento con il governo di Pechino e di rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale, soprattutto per il suo coinvolgimento nelle infrastrutture di rete e nella raccolta di dati.
Implicazioni per il sistema globale
Il provvedimento americano, pur essendo emanato da un’autorità nazionale, ha portata extraterritoriale. Tutte le aziende straniere che utilizzano tecnologia statunitense o che operano con licenze statunitensi saranno infatti tenute a rispettare il divieto. In concreto, ciò significa che un’azienda europea, asiatica o sudamericana che intenda utilizzare software o hardware made in USA per sviluppare applicazioni di intelligenza artificiale non potrà avvalersi di componenti, algoritmi o infrastrutture di Huawei.
Le ripercussioni sono potenzialmente enormi. La globalizzazione dei processi produttivi e l’interconnessione tra i mercati rendono difficile, se non impossibile, separare nettamente le filiere. Ciò significa che molte aziende dovranno riesaminare le proprie supply chain, valutare nuove strategie di procurement e, in alcuni casi, rinunciare a collaborazioni già avviate.
L’obiettivo: contenere la leadership cinese nell’IA
Dietro la decisione americana si cela una strategia ben precisa: rallentare, se non arrestare, l’ascesa tecnologica della Cina nel campo dell’intelligenza artificiale. Negli ultimi anni, Pechino ha investito somme ingenti nello sviluppo dell’IA, considerata una delle tecnologie chiave per il XXI secolo, con applicazioni che vanno dalla medicina alla difesa, dalla finanza all’automazione industriale.
Huawei, in particolare, ha sviluppato proprie piattaforme IA, chip specializzati (come il processore Ascend) e una vasta gamma di soluzioni per data center, smart city e reti neurali. Il divieto statunitense mira dunque a tagliare i ponti che permettono a queste tecnologie di evolversi in simbiosi con strumenti e conoscenze di origine occidentale.
Alcuni osservatori internazionali hanno espresso preoccupazione per quella che viene percepita come una forma di “extraterritorialità normativa”, ovvero la tendenza degli Stati Uniti a dettare regole vincolanti anche per soggetti non statunitensi. Altri, invece, condividono l’allarme sulla sicurezza, soprattutto in considerazione del crescente utilizzo dell’IA in ambito militare e nella sorveglianza di massa.
In Europa, il dibattito resta aperto. Mentre la Commissione Europea continua a lavorare a una propria strategia per l’autonomia tecnologica, alcuni Stati membri – Germania e Francia in testa – valutano se adottare misure analoghe per garantire il controllo delle tecnologie sensibili. In Asia, Giappone e Corea del Sud, entrambi alleati strategici degli Stati Uniti e attori fondamentali nella produzione di semiconduttori, stanno osservando attentamente l’evoluzione della situazione per proteggere le proprie industrie.
Il peso delle sanzioni
Il messaggio che proviene da Washington è chiaro e inequivocabile: l’inosservanza delle nuove disposizioni comporterà sanzioni gravi. L’apparato sanzionatorio previsto include non solo multe elevate, ma anche l’interdizione dai mercati statunitensi, la revoca delle licenze di esportazione e, nei casi più gravi, la possibilità di perseguimenti penali. Un’azienda che, se dovesse continuare a impiegare tecnologia Huawei in ambito IA, pur essendo soggetta a regolamentazione americana, potrebbe subire un danno irreparabile alla propria reputazione e ai propri bilanci.
Una nuova “cortina tecnologica”?
La misura decisa dagli Stati Uniti potrebbe essere interpretata come un ulteriore passo verso la frammentazione del panorama tecnologico. Alcuni analisti parlano ormai apertamente di una nuova “cortina tecnologica”, che divide il mondo tra due blocchi: da un lato, quello occidentale, incentrato sugli standard normativi americani; dall’altro, l’ecosistema cinese, che sviluppa soluzioni autonome e cerca nuovi mercati in Asia, Africa e America Latina.
La sfida, a questo punto, è duplice. Da una parte, gli Stati Uniti intendono preservare la propria leadership nell’innovazione e nella sicurezza, limitando l’influenza cinese in settori strategici. Dall’altra, la Cina risponde con politiche di auto-sufficienza tecnologica, sostenute da piani industriali di lungo periodo e da un crescente orientamento verso l’integrazione regionale.
Patricia Iori
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità *****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link